Palestina – Europa: ma davvero volete continuare a finanziare questa gente?

Il Presidente fantoccio dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, ha ereditato due cose dal suo predecessore, Yasser Arafat, la capacità di ingannare le grandi masse e quella di spillare quattrini alla comunità internazionale.

Nel caso di Abu Mazen addirittura le due cose sono sapientemente miscelate insieme. Certo, il “povero Arafat” non aveva una Catherine Ashton che gli dava tutto quello che chiedeva e che credeva a tutto quello che diceva. Certo, aveva qualcun altro, ma vuoi mettere avere dalla tua una notissima baronessa inglese a capo della diplomazia estera dell’Unione Europea?

Fino ad oggi a Bruxelles hanno acconsentito a tutte le richieste degli arabi (e della Ashton), convinti come sono (poverelli) che i “poveri palestinesi” hanno bisogno di aiuto e che siano delle povere vittime della cieca furia ebrea e cristiana (loro non lo sanno ma anche i cristiani si beccano un sacco di accuse dai poveri palestinesi). Pensate, l’Unione Europea è la maggior fonte di finanziamento per i palestinesi (e ne vanno pure fieri). Tra questi progetti uno dei più “orgogliosamente finanziati” è quello per l’educazione dei bambini palestinesi.

Ebbene, i signori di Bruxelles dovrebbero guardare attentamente il video qui sopra per vedere come vengono impiegati i loro soldi dai “poveri palestinesi”. Si renderebbero conto che i bambini (incolpevoli) vengono allevati a pane e odio verso gli ebrei e i cristiani, che gli vengono inculcati i valori dell’estremismo islamico e che gli viene insegnato a odiare ebrei e cristiani.

E ora la domanda da porre ai politicanti di Bruxelles è la seguente: ma davvero volete continuare a finanziare questa gente? Davvero vi volete rendere complici dell’educazione all’odio alla quale vengono sottoposti i bambini palestinesi? Noi speriamo di no e per questo il video sopra viene inviato ai responsabili dei progetti per l’educazione dei bambini palestinesi con la contestale richiesta di sospendere qualsiasi finanziamento a detti progetti.

Secondo Protocollo

  1. Condivido l’intervento di SP, ma mi rimangono varie curiosità.
    A chi precisamente é stato mandato il video su riportato?
    E poi: si può sapere qualcosa di più su questi soggetti europei (enti ed altro e – perché no?- persone e ruoli istituzionali) responsabili degli interventi relativi all”educazione dei bambini palestinesi?
    Ed inoltre: quali criteri e finalità educative perseguono questi soggetti , con quali budget e con quali risultati?
    Ed inoltre ancora: le finalità suddette collidono, sono estranee o confermano l’ “educazione nazionale palestinese” incentrata sulla negazione del diritto all’esistenza dello Stato di Israele?
    Per esempio, questa educazione accredita le attuali tesi arabe di una totale estraneità storica degli ebrei da quelle terre?
    Non mi sembra che sia politicamente neutrale o irrilevante, men che meno obbligante per un soggetto terzo (l’Europa ) finanziare una formazione civica funzionale alla guerra e al conflitto permanente.
    E a questo scopo seminare odio e ignoranza nelle nuove generazioni palestinesi, nascondendo il tutto con l’esigenza umanitaria di realizzare una formazione esclusivamente tecnica per i bisognosi.
    E’ questa la posizione europea?
    Se é così, é inutile limitarsi a mandare video e documenti a chicchessia , che sia coinvolto in questa pratica equivoca, finanziata con i soldi dei cittadini europei.
    Non sarebbe anche ora che, in una situazione economica così precaria, si aprisse un dibattito in Europa sulla quantità, destinazione e finalità dei fondi erogati dall’UE in casi del genere?
    La domanda può sembrare ingenua, ma ne sottende un’altra ancora più “ingenua”:
    possibile che sia così difficile per i cittadini chiedere conto all’Europa, al suo Parlamento e ai Governi nazionali, anche nei casi così macroscopici di uso improprio dei nostri soldi, proprio ai fini della pace?
    E poi una terza:
    esistono davvero l’Europa e i suoi cittadini? E l’Italia?
    Il deserto di commenti all’articolo di SP mi fa propendere al pessimismo.
    Ciò nonostante, forza SP!

  2. Condivido l’intervento di SP, ma mi rimangono varie curiosità.
    A chi precisamente é stato mandato il video su riportato?
    E poi: si può sapere qualcosa di più su questi soggetti europei (enti ed altro e – perché no?- persone e ruoli istituzionali) responsabili degli interventi relativi all”educazione dei bambini palestinesi?
    Ed inoltre: quali criteri e finalità educative perseguono questi soggetti , con quali budget e con quali risultati?
    Ed inoltre ancora: le finalità suddette collidono, sono estranee o confermano l’ “educazione nazionale palestinese” incentrata sulla negazione del diritto all’esistenza dello Stato di Israele?
    Per esempio, questa educazione accredita le attuali tesi arabe di una totale estraneità storica degli ebrei da quelle terre?
    Non mi sembra che sia politicamente neutrale o irrilevante, men che meno obbligante per un soggetto terzo (l’Europa ) finanziare una formazione civica funzionale alla guerra e al conflitto permanente.
    E a questo scopo seminare odio e ignoranza nelle nuove generazioni palestinesi, nascondendo il tutto con l’esigenza umanitaria di realizzare una formazione esclusivamente tecnica per i bisognosi.
    E’ questa la posizione europea?
    Se é così, é inutile limitarsi a mandare video e documenti a chicchessia , che sia coinvolto in questa pratica equivoca, finanziata con i soldi dei cittadini europei.
    Non sarebbe anche ora che, in una situazione economica così precaria, si aprisse un dibattito in Europa sulla quantità, destinazione e finalità dei fondi erogati dall’UE in casi del genere?
    La domanda può sembrare ingenua, ma ne sottende un’altra ancora più “ingenua”:
    possibile che sia così difficile per i cittadini chiedere conto all’Europa, al suo Parlamento e ai Governi nazionali, anche nei casi così macroscopici di uso improprio dei nostri soldi, proprio ai fini della pace?
    E poi una terza:
    esistono davvero l’Europa e i suoi cittadini? E l’Italia?
    Il deserto di commenti all’articolo di SP mi fa propendere al pessimismo.
    Ciò nonostante, forza SP!

  3. quant domande….. vediamo di dare le risposte:

    – il video è stato inviato all’ufficio cooperzazione e sviluppo della UE. Non ci illudiamo, non faranno niente
    – l’ufficio sopra citato finanzia progetti che generalmente vengono presentati e implementati da ONG. Sono questi i soggetti “finali”
    – sui criteri e finalità educative mi trova impreparato ma non credo che tra esse ci sia l’istigazione all’odio
    – molte ONG tendono a proporre progetti che intendono “salvaguardare l’identità e l’ideologia palestinese”. Non si sa bene cosa intendano con questo ma credo che in molti casi preveda anche la negazione storica dell’appartenenza di quelle terre agli ebrei
    – la posizione della UE non dovrebbe essere questa ma se andiamo a vedere nella pratica lo è in particolare dopo la nomina di Catherine Ashton
    – in effetti è quasi impossibile per i cittadini europei chiedere conto di certi “atteggiamenti” o sapere con esattezza le cifre devolute. Si può chiedere in molti modi ma difficilmente rispondono o danno risposte esaustive.
    – l’Europa esiste solo sulla carta o quando si tratta di imporre dazi e balzelli. I suoi cittadini decisamente NO

  4. quant domande….. vediamo di dare le risposte:

    – il video è stato inviato all’ufficio cooperzazione e sviluppo della UE. Non ci illudiamo, non faranno niente
    – l’ufficio sopra citato finanzia progetti che generalmente vengono presentati e implementati da ONG. Sono questi i soggetti “finali”
    – sui criteri e finalità educative mi trova impreparato ma non credo che tra esse ci sia l’istigazione all’odio
    – molte ONG tendono a proporre progetti che intendono “salvaguardare l’identità e l’ideologia palestinese”. Non si sa bene cosa intendano con questo ma credo che in molti casi preveda anche la negazione storica dell’appartenenza di quelle terre agli ebrei
    – la posizione della UE non dovrebbe essere questa ma se andiamo a vedere nella pratica lo è in particolare dopo la nomina di Catherine Ashton
    – in effetti è quasi impossibile per i cittadini europei chiedere conto di certi “atteggiamenti” o sapere con esattezza le cifre devolute. Si può chiedere in molti modi ma difficilmente rispondono o danno risposte esaustive.
    – l’Europa esiste solo sulla carta o quando si tratta di imporre dazi e balzelli. I suoi cittadini decisamente NO

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