Dopo mesi e mesi di lavoro è quasi pronto il “primo rapporto sulla condizione delle donne islamiche in Italia” che verrà pubblicato da Secondo Protocollo nei prossimi giorni (prima verrà distribuito alle istituzioni e agli organi preposti). Tuttavia possiamo anticipare alcune conclusioni a cui sono arrivati i ricercatori che hanno partecipato a questa ricerca durata sei mesi.
Va detto che alcuni miti verranno sfatati dalla ricerca come quello che vuole le donne islamiche “costrette” a portare il velo islamico (hijab) quando invece la maggioranza lo fa spontaneamente, oppure quello che vuole le donne islamiche vittime di soprusi fisici da parte dei mariti. I dati raccolti nel rapporto ridimensionano notevolmente queste “credenze” e descrivono un mondo casalingo non molto differente da quello “occidentale”. Va detto poi che le giovani donne islamiche, quelle nate in Italia o residenti nel nostro Paese da diversi anni, stanno seriamente cercando di migliorare la condizione femminile all’interno dell’Islam, incontrando però non pochi problemi con gli uomini islamici in particolar modo quando si parla di tentativi di integrazione con la società italiana o comunque non islamica.
Ed è proprio di questo che vorremmo parlare, di integrazione. Uno dei problemi principali evidenziati dalla ricerca condotta dai ricercatori di Secondo Protocollo è proprio quello della totale mancanza di integrazione delle donne islamiche nella società occidentale. In sostanza la maggioranza di esse non possono condividere la propria vita con il mondo femminile che le circonda che non sia islamico. Non si sta parlando di avere una vita di società che preveda anche la presenza di uomini, cosa assolutamente vietata da padri e mariti islamici, ma si parla di vita sociale con altre donne che siano però occidentali. Anche in questo caso qualsiasi tentativo da parte delle donne islamiche di instaurare una qualsiasi forma di integrazione con le donne occidentali viene interdetta dai loro padri e mariti. Questo fatto condiziona pesantemente anche l’integrazione dei figli in quanto le madri creano giocoforza un circolo di conoscenze strettamente legato al loro mondo coinvolgendo anche i loro figli, specie se di sesso femminile.
In sostanza le donne islamiche (in special modo quelle immigrate) si trovano troppo spesso a condividere la loro vita con altre donne islamiche, magari provenienti dalla loro stessa terra, finendo per creare un circolo chiuso assolutamente interdetto alla “penetrazione esterna”, cioè alla penetrazione di altre donne occidentali. Questo impedisce nel modo più totale qualsiasi forma di integrazione con la società italiana.
In molti casi le donne islamiche intervistate hanno detto che vorrebbero “confrontarsi” con le donne occidentali ma che gli viene interdetto dai mariti o dai padri che arrivano persino a minacciarle se tentano di instaurare una forma di rapporto dialettico o di confronto con le donne italiane.
Si parla tanto di integrazione, non si fa altro che dire che gli italiani devono essere aperti alla integrazione con gli stranieri, che l’Islam dovrebbe essere accettato proprio nel nome dell’integrazione e del multiculturalismo, ma poi si scopre che a non volere l’integrazione sono proprio gli uomini islamici, un fatto che purtroppo è facilmente riscontrabile anche nella vita di tutti i giorni.
Va detto che ci sono diversi movimenti di donne islamiche che cercano di cambiare questo stato di cose incontrando purtroppo un sacco di ostacoli sulla loro strada, compreso quelli che pongono alcune associazioni islamiche in Italia che a parole parlano tanto di integrazione ma che nei fatti fanno di tutto per isolare il mondo islamico dal contesto che lo circonda. E’ una forma di estremismo dai più giudicato “soft” ma che invece pesa tantissimo nel rapporto tra occidente e Islam.
Il rapporto ci racconta anche tante altre cose di cui parleremo al momento opportuno come per esempio il problema dei matrimoni imposti per le donne pakistane e indiane. Per il momento però mi premeva parlare di questo fatto che, a mio parere, complica notevolmente qualsiasi forma di integrazione del mondo islamico con quello occidentale arrivando a bloccare quelle forme di “Islam moderato” di cui si fa tanto parlare ma che nei fatti ancora si deve vedere.
Amina A.