Cerchiamo di chiarire subito un punto: la guerra contro Hamas era inevitabile. Sono anni che i terroristi arabi sparano i loro missili sul Sud di Israele e la cosa non era più sopportabile. Quelli che oggi protestano per l’intervento israeliano sono gli stessi che per anni hanno taciuto di fronte a questo vero e proprio stillicidio di attacchi.
Il punto è un altro: chi è il vero nemico da combattere a Gaza? Hamas, la Jihad islamica oppure ci sono altri attori che muovono le fila del terrorismo islamico? Come mai due gruppi terroristici universalmente riconosciuti come tali sono in possesso di armi iraniane?
Abbiamo visto come negli scorsi mesi si sia creato un’asse tra Iran e Sudan per far giungere le armi iraniane nella Striscia di Gaza e come in più di un’occasione questo traffico sia stato fermato con misteriosi bombardamenti mirati. Ma è evidente che molti missili, esplosivi e armi sono comunque passati.
Hamas e la Jihad Islamica stavano facendo il lavoro sporco per l’Iran e dimostrarlo c’è quel misterioso volo del drone iraniano (poi abbattuto) che si è completamente disinteressato di sorvolare il nord di Israele (cosa più logica per un drone partito dal Libano e probabilmente teleguidato da Hezbollah) per concentrarsi invece sulle posizioni dell’esercito israeliano lungo i confini con Gaza. Con il senno di poi questo è un segnale non da poco per individuare il vero nemico che si cela dietro ai due gruppi terroristici gaziani.
Poi ci sono i missili Fajr 5 (e superiori) che sono il segno distintivo di Teheran. Nei primi attacchi aerei i caccia israeliani hanno distrutto un deposito di Fajr 5 che si stima ne contenesse oltre 500. Come hanno fatto tutti quei missili iraniani a giungere a Gaza senza essere intercettati dall’Egitto? Quale ruolo ha il Cairo dei Fratelli Musulmani nel pesante riarmo di Hamas e, soprattutto, della Jihad Islamica? Quali accordi hanno preso Mohammed Morsi e Ahmadinejad nel loro ultimo incontro a Teheran, il primo dopo tanti anni tra Egitto e Iran? Se non si cerca di dare una risposta a questi quesiti non si può capire cosa stia veramente accadendo nella Striscia di Gaza.
Personalmente credo che il conflitto tra Israele e Hamas ne celi uno ben più pericoloso e complesso, quello tra Israele e Iran. E non mi stupirei se nei prossimi giorni iniziassero a cadere missili anche nel Nord di Israele, missili sparati dal Libano e da Hezbollah. Spero che questo mio timore non venga mai confermato dai fatti, ma la tensione lungo il confine con il Libano e la Siria è altissima e l’IDF ha rafforzato notevolmente il suo contingente a Nord. E’ evidente che qualcosa si aspettano.
E poi c’è da fare un altro ragionamento. Con le elezioni americane ormai alle spalle e l’approssimarsi delle elezioni in Israele il rischio che Gerusalemme attacchi le centrali nucleari iraniane nel breve periodo è molto concreto. A Teheran non sarà sfuggita la promessa fatta da Netanyahu di “risolvere il problema iraniano” entro il suo mandato. E’ vero, è molto probabile che Netanyahu venga rieletto ma chi lo può garantire? Allora, cosa c’è di meglio per gli iraniani di tenere Israele impegnato in una guerra con i vicini? A Teheran stanno giocando semplicemente d’anticipo e noi che pensavamo che i missili ad Hamas e alla Jihad servissero per una eventuale rappresaglia contro Israele in caso di bombardamento delle centrali. Furbi gli iraniani.
Insomma, ho l’impressione che questa guerra vada molto oltre una semplice resa dei conti con Hamas e che sia solo l’inizio di un conflitto più vasto contro l’Iran. Persino l’atteggiamento americano ed europeo me lo fa pensare, come se le grandi diplomazie si siano rese improvvisamente conto delle intenzioni iraniane. Staremo a vedere. Intanto l’esercito israeliano si appresta e entrare a Gaza mentre a nord la Brigata Golani è in stato di massima allerta. Se ho ragione (e spero davvero di no) quello sarà il secondo fronte e non sarà una passeggiata.
Miriam Bolaffi