Per il terzo anno consecutivo (la settima volta complessivamente) i maggiori esponenti della dissidenza iraniana all’estero (fatta eccezione per il PMOI) si sono ritrovati per discutere sul futuro dell’Iran e sulle strategie per abbattere il regime degli Ayatollah. Quest’anno per la location è stata scelta l’isola di Cipro invece di Malta.
Ha destato molto interesse tra gli intervenuti l’articolo scritto da Muhammad Salimi e Eskandar Sadeghi-Boroujerdi su Al Jazeera lo scorso 28 ottobre dove i due esperti descrivono una situazione umanitaria in Iran al limite della catastrofe a causa delle sanzioni imposte dall’occidente al regime iraniano. Nell’articolo i due criticano abbastanza marcatamente i metodi occidentali sostenendo che gli Stati Uniti, l’Unione Europea e gli altri Stati avevano promesso “sanzioni mirate” che non avrebbero pesato sui cittadini. Invece ora si scopre che le sanzioni pesano eccome sui cittadini (a partire dalla difficoltà di reperire medicinali) mentre pesano poco sul regime che ha continuano imperterrito nel suo programma nucleare. Non solo, le sanzioni non hanno impedito al regime iraniano di continuare a inviare armi e a sostenere economicamente i diversi gruppi terroristici.
Questa situazione, paradossalmente, sembra addirittura aiutare il regime che, con una campagna interna mirata, attribuisce all’occidente la responsabilità delle restrizioni a cui sono pesantemente sottoposti i cittadini iraniani, riuscendo in molti casi nel suo intento. In realtà tutti gli intervenuti erano concordi nell’affermare che l’unico responsabile di tutto questo è il regime iraniano e il suo perdurare nella ricerca delle armi nucleari, ma questo all’interno dell’Iran in pochi lo sanno e quei pochi che cercano di fare informazione adeguata vengono sistematicamente incarcerati.
Chiaramente nessuno dei presenti ha voluto dire di allentare le sanzioni, ma si voleva rimarcare semplicemente il fatto che non saranno le citate sanzioni a fermare la corsa al nucleare dell’Iran e che paradossalmente stanno ottenendo l’effetto contrario di quello previsto.
Infatti è stato fatto presente che rispetto agli altri anni il sostegno interno alla dissidenza è notevolmente calato e questo non solo per la pesantissima campagna di arresti portata avanti dal regime, ma anche per la situazione che si è venuta a creare a causa delle sanzioni. Si voleva evitare un bombardamento mirato alle centrali nucleari perché si temeva che questo avrebbe compattato gli iraniani attorno al regime e per questo si sono introdotte le sanzioni, ma alla fine si è ottenuto l’effetto contrario. Paradossalmente un bombardamento alle centrali avrebbe fatto molto meno danno e avrebbe fermato il programma nucleare iraniano senza fare vittime innocenti, cosa che invece sta avvenendo con le sanzioni.
E’ la dimostrazione lampante che la politica imposta dal Presidente americano, Barack Obama, e dalla Rappresentante Europea, Catherine Ashton, ha miseramente fallito il suo obbiettivo e che le sanzioni al regime sono in effetti sanzioni contro il popolo iraniano che ben poche colpe ha sulle scelte degli Ayatollah. Su questo tutti gli intervenuti erano d’accordo.
Cosa fare adesso? La stretta del regime sulla dissidenza interna è davvero strangolante. Negli ultimi mesi le fonti di informazione dall’interno dell’Iran si sono quasi azzerate, quindi è veramente difficile avere il polso della situazione. Si è saputo che molti dissidenti sono stati incarcerati con l’accusa di appartenere al PMOI (o MKO come lo chiamano in Iran), accusa chiaramente falsa in quanto la dissidenza iraniana non ha nulla a che fare con il PMOI e non intende nemmeno allacciare rapporti. Anzi, in questo momento le azioni del PMOI danneggiano proprio la dissidenza interna favorendo la repressione del regime. Occorre quindi ristabilire una rete di contatti interna all’Iran che possa darci la situazione reale e notizie non filtrate. Poi, anche se sarà molto difficile, si dovrebbe cercare di “informare” gli iraniani di quello che avviene all’esterno. Per fare questo occorrerà rispolverare vecchi trucchi per aggirare la censura iraniana, dai server remoti ai software per navigare su internet in assoluto anonimato. Su questo lavoreremo i prossimi mesi.
A livello politico si deve battere sul fatto che le sanzioni non funzionano. Ma attenzione, non chiedere nuove sanzioni che non siano veramente mirate, ma convincere i fautori del dialogo che non si fermerà il regime iraniano con sanzioni che colpiscono il popolo. E se qualcuno pensasse che il popolo potrebbe ribellarsi si sbaglia di grosso. Il regime ha ulteriormente potenziato il corpo dei Basij e delle Guardie della Rivoluzione. Insomma, un quadro del tipo di quello visto in Siria non è possibile vederlo in Iran. A questo punto sarebbe molto più incisivo un bombardamento mirato sulle centrali nucleari. Non farebbe vittime civili ed eviterebbe al popolo iraniano ulteriori sofferenze.
Un solo fatto sembra comunque certo e condiviso da tutti: se il regime iraniano degli Ayatollah dovesse arrivare a possedere armi nucleari diverrebbe potentissimo e sarebbe impossibile abbatterlo. E’ interesse quindi anche della dissidenza iraniana impedire che ciò avvenga. Non avrebbero più alcuna possibilità di trasformare l’Iran in un Paese democratico.
Miriam Bolaffi
[box type=”info” style=”rounded”]Gli altri singoli argomenti trattati in questa sessione di colloqui con la dissidenza iraniana verranno approfonditi in maniera dettagliata in singoli articoli che pubblicheremo nei prossimi giorni.[/box]