Sono ripresi ieri a Mosca i colloqui tra l’Iran e il gruppo dei 5+1 sul controverso programma nucleare iraniano. Gli iraniani parlano di “colloqui seri e costruttivi” ma salvo improvvisi e repentini ripensamenti da parte occidentale le distanze sembrano incolmabili.
L’Iran cerca di ottenere la fine totale delle sanzioni in cambio dello stop all’arricchimento dell’uranio oltre la soglia del 3,5% (attualmente Teheran sta arricchendo al 20% e quasi sicuramente di più), tuttavia vorrebbe che questo accordo si basi esclusivamente “sulla parola”, cioè non intende dare pieno e incondizionato accesso a tutte le sue strutture civili e militari agli ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA).
La sensazione è che l’Iran, con il supporto davvero scandaloso di Catherine Ashton (improponibile rappresentante della politica estera della UE), cerchi nuovamente di prendere tempo magari dando uno zuccherino alla controparte, cioè facendo credere di essere disposto a trattare.
Non è nemmeno chiaro chi a Teheran dia gli ordini ai negoziatori. Se fino a poco tempo fa si poteva pensare che fosse Ahmadinejd, i recenti sviluppi politici che lo vedono in disgrazia fanno pensare che sia direttamente il Grande Ayatollah, Alì Khamenei, a manovrare i fili, il che significa una posizione ancora più intransigente da parte iraniana e questo non è di certo un buon segnale per il futuro.
La posizione di Israele – A Gerusalemme sono stati buoni e calmi fino ad ora accettando di dare diverse possibilità alla diplomazia, ma è chiaro che Israele non intende stare al gioco iraniano che punta a prendere continuamente tempo per arrivare al fatidico “punto di non ritorno”. Se gli iraniani adotteranno anche questa volta la solita tattica (sempre appoggiati dalla Ashton), cioè cercheranno di ottenere altri colloqui tra un mese o due, non è detta che anche questa volta Israele rimarrà con le mani in mano. Più o meno chiaramente a Gerusalemme hanno fatto capire che i colloqui di Mosca sono l’ultima chiamata per Teheran. O si raggiunge un accordo senza compromessi o la possibilità di un attacco alle centrali nucleari iraniane si farà davvero concreta.
La posizione degli USA – Obama, al contrario di Israele, sembra essere molto permissivo verso gli Ayatollah. Il Presidente USA vuole a tutti i costi impedire un conflitto prima della elezioni presidenziali che si terranno il 6 novembre 2012. Crede che le sanzioni (inasprite dal 1 luglio con l’embargo totale al petrolio iraniano) fermeranno gli Ayatollah o, quantomeno, li convinceranno a scendere a più miti consigli. Un errore quello di Obama che rischia di consegnare veramente la bomba atomica all’Iran. Per questo motivo è oggetto di forti critiche da parte del candidato repubblicano alla Presidenza USA, Mitt Romney. Secondo diversi rapporti di intelligence a novembre l’Iran potrebbe già aver costruito il primo ordigno nucleare o comunque esserci talmente vicino da non essere più fermato.
La posizione degli altri grandi – Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna sono solo apparentemente “defilati”. In realtà tutti si rendono conto che il rischio che Teheran si doti di armi nucleari è troppo grande per essere sottovalutato. Tuttavia non vogliono prestare il fianco ad un intervento militare israeliano. Le ragioni sono prettamente economiche più che geopolitiche. Nessuno infatti pensa che un eventuale attacco israeliano alle centrali nucleari iraniane possa cambiare gli assetti geopolitici della regione (sarebbe comunque un attacco mirato). Tuttavia il rischio di una escalation è concreto e questo potrebbe incidere fortemente sul prezzo del greggio (anche a seguito di speculazioni). Per questo stanno cercando in tutti i modi di trovare un accordo con Teheran pur rendendosi conto della tattica iraniana a prendere tempo. La sensazione è però che, parole ufficiali a parte, in mancanza di un accordo l’ipotesi di un Iran nucleare non sia accettabile nemmeno per loro e che quindi, anche in caso di attacco israeliano alle centrali nucleari iraniane, non andranno oltre le condanne verbali di rito. Alla fine Israele farà un favore anche a loro se dovesse impedire all’Iran di dotarsi di armi nucleari.
Sorvoliamo sulla posizione di Catherine Ashton che è talmente accecata dall’odio anti-israeliano che sarebbe disposta a fare un contratto anche con il diavolo pur di nuocere a Gerusalemme. Quello che non capiamo è come una simile personaggio possa rappresentare tutta la politica estera dell’Unione Europea .
Un fatto è certo: per Israele i colloqui sul nucleare iraniano di Mosca sono un punto di arrivo e non una tappa come invece vorrebbero gli iraniani e la Ashton. Aspettiamo di vedere cosa accadrà oggi ma, se abbiamo ragione, gli iraniani otterranno un ulteriore rinvio e non siamo certi che questa volta Israele lo possa accettare.
Sharon Levi