E’ gravissimo allarme globale per l’aumento vertiginoso dei casi di antisemitismo sia in rete che nella vita reale. A confermarlo è una ricerca (che anticipiamo perché va analizzata a fondo) commissionata da Secondo Protocollo al “Centro Analisi Strategiche per il Medio Oriente (CASMO)” e in particolare alla sezione dedicata alle ricerche in rete, una sezione che fa largo uso dei più moderni sistemi di “data mining”.
Secondo i primi dati in nostro possesso negli ultimi sei mesi solo su internet c’è stato un aumento degli episodi di antisemitismo conclamato pari al 134%. Di questi la maggioranza sono riconducibili a gruppi o pagine dichiaratamente antisemiti presenti sul noto social network Facebook. Secondo la ricerca ci troveremmo di fronte addirittura ad una vera e propria evoluzione del fenomeno, nel senso che, se mentre fino a qualche mese fa l’obbiettivo era sempre antisemita ma non veniva dichiarato apertamente (si prendeva di mira genericamente Israele) oggi a essere presi di mira sono gli ebrei come razza e non come appartenenza ad uno Stato o nazione. Rimane altissima la presenza di pagine e/o gruppi dichiaratamente ostili a Israele inteso come Stato ma anche in questi casi l’evoluzione verso l’antisemitismo dichiarato appare palese.
Il fenomeno riguarda soprattutto il nord Europa con decine di gruppi che raccolgono centinaia di migliaia di aderenti che provengono da Gran Bretagna, Svezia, Danimarca, Germania, Olanda, Belgio e Francia. Anche l’Italia fa purtroppo la sua parte. Sono stati individuati almeno 32 gruppi con chiaro intento antisemita.
Lo scopo principale di questi gruppi di persone è quello di diffondere false notizie sia sulla situazione in Medio Oriente che sulle presunte “responsabilità ebraiche” in merito alla crisi globale. Per dirla come un passaggio del resoconto inviatoci dal CASMO, sembra una rete di tanti piccoli Goebbels.
E purtroppo va detto che la situazione attuale ricorda molto da vicino quella che precedette la grande persecuzione nazista contro gli ebrei. Anche allora si attivò una rete di propaganda micidiale volta esclusivamente a “demonizzare l’ebreo”, solo che oggi ad aggravare la situazione c’è la rete internet che permette di diffondere a livello globale e in brevissimo tempo le teorie naziste.
Sempre dai primi dati raccolti (verranno diffusi in toto nei prossimi giorni) si apprende che c’è stato anche un aumento dei casi di attacchi personali e fisici a persone di fede ebraica. Anche in questo caso a farla da padrone sono i Paesi del nord Europa e in particolare la Gran Bretagna dove i casi segnalati di attacchi verbali e persino fisici a persone di fede ebraica sono aumentati negli ultimi tre mesi del 79% (fonte governativa).
Un capitolo a parte va dedicato alla situazione degli ebrei in Sud America, troppo spesso fuori dalle cronache, che stanno vivendo una gravissima situazione discriminatoria in particolare in alcuni Paesi quali il Venezuela e in Colombia. In Venezuela la situazione appare particolarmente drammatica con migliaia di ebrei che stanno cercando di lasciare il Paese orami da diverso tempo a causa delle violenze nei loro confronti, violenze che hanno avuto una repentina accelerazione negli ultimi mesi.
Quello che appare chiaro dalle prime analisi del rapporto è un vertiginoso aumento dell’antisemitismo a livello globale, un aumento che non è giustificabile se non a seguito di una precisa strategia messa in campo da quella “rete di piccoli Goebbels” che riteniamo abbia una mente e una strategia comune, che non sia cioè il frutto di un casuale raggruppamento di antisemiti. La cosa non può non preoccupare e non deve essere sottovalutata dalle autorità mondiali e nazionali. A questa situazione va posto un freno e va fatto in maniera immediata con apposite leggi e regolamenti anche e soprattutto in rete. Siamo di fronte a una sorta di “Pogrom internettiano” che non possiamo più tollerare.
Sharon Levi