Il messaggio iraniano a Washington

Ci sono due fatti in Medio Oriente che avvengono in concomitanza e che all’apparenza non hanno niente in comune ma che invece sono profondamente legati l’uno all’altro. Il primo è l’arrivo di due navi iraniane nel Mediterraneo (questa mattina hanno attraccato in Siria), il secondo è l’arrivo a Gerusalemme del consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, Tom Donilon.

Il lettore si chiederà cosa abbiano in comune i due fatti. Bene, allora facciamoci un ragionamento sopra. L’Iran ha mandato due navi da guerra nel Mediterraneo per dimostrare sia la sua vicinanza e sostegno al regime di Assad e per mostrare al mondo la “sua potenza” anche mentre è sotto sanzioni internazionali. Nel frattempo Tom Donilon, consigliere per la sicurezza nazionale del Presidente Obama, atterra a Gerusalemme con l’intento di convincere Israele a non attaccare l’Iran e di aspettare che quelle sanzioni applicate a Teheran e che gli Ayatollah stanno palesemente irridendo, facciano effetto.

Ora, una delle due: o le sanzioni fanno veramente effetto e quindi l’Iran si dovrebbe ben guardare dall’inviare navi e uomini in soccorso di Assad oppure, molto più probabilmente, le sanzioni (anche quelle nuove) non hanno e non avranno alcun effetto sulla corsa al nucleare e al riarmo di Teheran e quindi hanno ragione gli israeliani che vogliono agire prima che sia troppo tardi.

In sostanza con l’invio delle due navi militari nel Mediterraneo Teheran ha voluto lanciare un messaggio al mondo e in particolare a Washington: le sanzioni non ci fanno alcun effetto. Di fatto questo messaggio rende completamente inutile la missione di Tom Donilon in Israele.

Un anonimo funzionario USA avrebbe detto (il condizionale è d’obbligo) alla voce araba in lingua ebraica, Haaretz, che gli Stati Uniti sono molto preoccupati dei segnali che arrivano da Gerusalemme e che vorrebbero chiedere a Israele di non attaccare almeno per sei mesi. Insomma, Obama vorrebbe che gli Ayatollah arrivino ad un test nucleare così che poi sia troppo tardi per agire. Il discorso è sempre quello che farà oggi Tom Donilon al premier israeliano, Benjamin Netanyahu: aspettate che le sanzioni facciano effetto. Nel frattempo però l’Iran manda navi nel Mediterraneo, uomini in Siria, potenti ordigni ad Hamas e continua ad armare e finanziare Hezbollah, il tutto sotto sanzioni internazionali.

Concludendo questo breve ragionamento, le sanzioni internazionali non sembrano minimamente scalfire la volontà e la capacita iraniana di dotarsi di armi nucleari e di intervenire pesantemente nello scacchiere medio-orientale cercando di condizionarne gli scenari futuri a suo favore e con la prospettiva, più volte dichiarata e ribadita, di distruggere Israele. Concedere  altro tempo a Teheran, come vorrebbe Obama, non solo è rischiosissimo per Israele e per tutto il mondo, è un vero e proprio suicidio per il mondo libero e per le democrazie mondiali.

Sarah F.