Prima di parlare ancora di “primavera araba” in Egitto dobbiamo renderci conto a chi è stato veramente consegnata la terra dei faraoni e quali saranno le conseguenze per il futuro. Per fare questo, cioè per capire in che mani è finito l’Egitto, basta guardare a quello che è successo ieri nella moschea più importante del Cairo ad un raduno organizzato dai Fratelli Musulmani.
Prima di tutto il titolo che è stato dato a questa manifestazione: “battaglia contro la giudaizzazione di Gerusalemme”. Già questo è tutto un programma. Ma è quello che è stato detto durante il raduno che deve far riflettere attentamente a chi sponsorizza sui media nostrani e internazionali la cosiddetta “primavera araba egiziana” e sulle nefaste conseguenze che si potranno avere sia in Medio Oriente che, di riflesso, in tutto il mondo. Oltre cinquemila persone riunitesi in occasione dell’anniversario del piano di spartizione delle Nazioni Unite che nel 1947 decretò la nascita di Israele, hanno partecipato alla manifestazione di odio verso Israele e gli ebrei più clamorosa degli ultimi anni non fosse altro perché queste persone (incredibilmente appoggiate dalla stampa mondiale) parlano di “democrazia” come si parla di calcio al bar.
I vari relatori che si sono susseguiti durante la manifestazione hanno dato il via a un vero e proprio festival dell’odio antiebraico con frasi ad effetto che però riflettono perfettamente il pensiero di questi islamici fondamentalisti che vogliono passare per moderati ma che alla prima occasione mostrano la loro vera faccia.
Il discorso più significativo lo ha fatto il leder spirituale dei Fratelli Musulmani, Ahmed al-Tayeb, il quale prima ha parlato della costruzione del “nuovo Egitto” che deve basarsi esclusivamente sulla “fede in Allah” per poi passare all’attacco su Gerusalemme affermando che «la moschea di Gerusalemme (Al Aqsa) è sotto una offensiva da parte degli ebrei che la vogliono distruggere. Noi non dobbiamo permetterlo come non dobbiamo permettere la giudaizzazione di al-Quds (Gerusalemme)». Il leader dei Fratelli Musulmani ha poi affermato che «i sionisti vogliono impedire l’unità islamica e dell’Egitto perché hanno paura di un Egitto islamico e unito sotto la fede in Allah». Per questo motivo Ahmed al-Tayeb ha chiamato gli egiziani e tutto il mondo islamico ad una “jihad globale” per liberare “tutta la Palestina” promettendo ai fedeli in visibilio per il suo discorso che «un giorno uccideremo tutti gli ebrei e libereremo il mondo da questo fardello». Durante tutta la manifestazione i Fratelli Musulmani” hanno cantato “”Tel Aviv, Tel Aviv, il giorno del giudizio è arrivato”, a rimarcare la caratteristica prettamente antiebraica del raduno.
Voglio chiudere questo racconto della giornata di ieri citando quanto detto alla stampa da un insegnante di scuola elementare egiziano all’uscita della moschea: «tutti i musulmani egiziani sono disposti a intraprendere la jihad per amore della Palestina» aggiungendo che «noi siamo disposti a morire per Allah. Noi musulmani abbiamo una mentalità diversa da quella degli americani e dei sionisti. Per questo gli americani stanno perdendo in Afghanistan e gli ebrei perderanno in un futuro molto prossimo».
Ecco a chi è stato consegnato l’Egitto del dopo Mubarak, a un gruppo di criminali islamici che bramano solo la guerra e usano la menzogna (come quella che Israele vuole distruggere la moschea di Al Aqsa) per fomentare l’odio antiebraico. Il mondo dovrebbe rendersi conto che se veramente l’Egitto finisse in mano a questa gentaglia cadranno tutti gli accordi di pace tra Israele ed Egitto e con molta probabilità si andrà verso un conflitto tra i due Paesi, un conflitto che viste le dichiarazioni del leader dei Fratelli Musulmani non potrà essere evitato in alcun modo perché sarà l’ennesima guerra per evitare la distruzione di Israele, l’ennesimo conflitto per la sopravvivenza degli ebrei.
Sharon Levi