In molti si erano illusi di essere all’alba di un momento storico importantissimo che avrebbe stravolto il mondo islamico portando una ventata di Diritti Umani e di pace. La chiamavano “primavera araba”, quella delle manifestazioni in piazza Tahrir al Cairo e degli abbracci tra ragazzi egiziani ed esercito. Ora quello che si temeva è accaduto. La “primavera araba” è stata spazzata via dalla “rivoluzione islamica” che ha saputo insinuarsi in quelle rivolte che probabilmente, almeno all’inizio, erano nate con le più buone intenzioni.
I segnali di questo cambiamento si erano avuti già nelle scorse settimane quando sempre più estremisti egiziani venivano allo scoperto propinando il concetto che “Jihad è bene” e “democrazia è male”, che solo nella Jihad c’è la libertà e solo attraverso di essa si può raggiungere la vera pace. Concetto lontanissimo da quella richiesta iniziale di Diritti chiesta a gran voce dai ragazzi di piazza Tahrir che il mondo si affrettò (forse troppo) a chiamare “primavera araba”. Ora sappiamo che quella “primavera” era solo una pia illusione e che, se cambiamento c’è stato, non è di certo andato nella direzione del Diritto.
Ieri una moltitudine di estremisti islamici hanno preso d’assalto l’ambasciata di Israele al Cairo, violando la sede diplomatica di un paese che è in pace con l’Egitto e con il quale l’Egitto stesso mantiene (manteneva) buoni rapporti di vicinato. Un fatto gravissimo che dimostra senza ombra di dubbio dove vuole andare a parare il movimento islamico egiziano che fa capo ai Fratelli Musulmani. Ma, paradossalmente, non è questa la notizia più allarmante. Ce n’è una trascurata da tutti i media che, se possibile, è addirittura più indicativa della strada che sta prendendo l’Egitto, quella relativa alla volontà di Hamas di spostare il suo quartier generale da Damasco al Cairo, un fatto che, se venisse confermato dai fatti, sarebbe di una gravità assoluta e che equiparerebbe l’Egitto ai peggiori “Stati canaglia”. A confermarlo c’è una dichiarazione di uno dei più alti rappresentanti del gruppo terrorista palestinese, Mahmoud al-Zahar, che venerdì ha ammesso pubblicamente che Hamas ha intenzione di spostarsi al Cairo in accordo con le autorità egiziane. Se fosse vero che il nuovo regime egiziano permette ad Hamas di operare alla luce del sole fornendo al gruppo terrorista quel palese appoggio che tale decisione comporterebbe, sarebbe la pietra tombale sugli accordi di Camp David e la fine di un lungo periodo di pace tra Egitto ed Israele.
Ora, di questo fatto ne gioiranno certamente gli odiatori di Israele, ma di certo non ne gioiranno quei ragazzi che per primi erano scesi in Piazza Tahrir per chiedere più Diritti. La loro onestissima protesta è stata usata e abusata dagli estremisti islamici, cancellata e trasformata da una potenziale “primavera” in una Jihad che con i Diritti Umani, con la pace e con il miglioramento della vita non ha niente a che vedere.
Secondo me, e spero di non sbagliarmi, non è troppo tardi per fermare i Fratelli Musulmani e i loro figliocci di Hamas. Ancora l’Egitto non è perso. Ma occorre agire subito, a partire da Washington, che non può più tergiversare su quello che sta avvenendo in Medio Oriente e sui tamburi di guerra che sempre più insistentemente stanno tuonando dalle parti di Egitto e Turchia. Obama deve parlare chiaro, le mezze posizioni non solo non servono a niente ma contribuiscono in maniera consistente ad alimentare le aspettative degli estremisti. Adesso è il momento di agire senza tentennamenti perché la situazione sta davvero precipitando.
Miriam Bolaffi