Ieri il Tribunale Speciale dell’Onu per il Libano ha finalmente reso pubbliche le conclusioni alle quali è giunta la commissione d’inchiesta internazionale e indipendente in merito all’omicidio dell’ex premier libanese, Rafik Hariri, ucciso con una autobomba il 14 febbraio 2005. Come era ormai risaputo a organizzare l’attentato furono uomini di Hezbollah dietro ordine preciso della dirigenza del gruppo terrorista. Emessi quattro ordini di cattura internazionale.
Il rapporto (163 pagine) non lascia adito a dubbi. Furono Mustafa Badr Aldin, Hassan Issa, Assad Sabra e Salim Ayyash, tutti membri di primissimo piano di Hezbollah, a pianificare e portare a termine l’attentato che costò la vita a Rafik Hariri e ad altre 22 persone. Per loro il Tribunale speciale dell’Onu per il Libano ha emesso un mandato di cattura internazionale dando tempo 30 giorni al Libano per consegnarli alla giustizia internazionale.
La reazione del gruppo terrorista sciita che tiene letteralmente in ostaggio il Libano, non si è fatta attendere. Il portavoce del gruppo terrorista ha fatto sapere che i quattro terroristi incriminati non verranno mai consegnati e ha messo in guardia il Governo libanese, controllato di fatto proprio dagli Hezbollah nonostante siano in minoranza, dall’accettare qualsiasi compromesso.
La tensione nel Paese è altissima. Il neonato governo formato dal Premier Najib Mikati, nominato proprio da Hezbollah dopo che il gruppo terrorista aveva fatto cadere il legittimo Governo retto da Saad Hariri, figlio di Rafik, si trova a dover affrontare subito un grosso problema interno. La maggioranza del Paese era molto attaccata a Rafik Hariri, tanto che il suo omicidio scatenò una rivolta popolare che costrinse l’esercito siriano, che nel 2005 occupava il Paese, a lasciare precipitosamente il Libano. Oggi quella stessa maggioranza chiede che i quattro terroristi vengano consegnati alla giustizia internazionale. Ma Mikati tentenna. Ieri ha affermato che quelle del Tribunale speciale per il Libano sono solo “accuse” e che non sono una sentenza. Il Premier libanese teme la reazione di Hezbollah che ha già minacciato durissime ripercussioni, persino di prendere il controllo del Paese con la forza dato che dispone di un potentissimo esercito, sicuramente meglio armato e addestrato di quello regolare. E poi il neonato governo si regge sul sostegno politico di Hezbollah ed è chiaro quindi che non può prendere decisioni che vadano contro gli interessi del gruppo terrorista. Ma nei prossimi giorni sono previste manifestazioni popolari a sostegno della consegna dei quattro terroristi e il timore di scontri armati tra fazioni è altissimo. Hezbollah aspetta solo l’occasione giusta per prendere il totale controllo del Paese ed eventuali scontri e proteste di massa potrebbero essere proprio quell’occasione.
Secondo Protocollo