Torna ad essere improvvisamente altissima la tensione in Sudan e in particolare in due delle zone più calde della regione: il Darfur e la regione di Abyei, a cavallo tra il Nord e il Sud Sudan. L’aviazione sudanese è tornata a colpire pesantemente i villaggi nel nord del Darfur mentre nella regione di Abyei si registra un violentissimo conflitto a fuoco tra l’esercito sudanese e quello del Sud Sudan, il Sudan People Liberation Army (SPLA).
Scontri nella regione nord del Darfur – secondo quanto riferisce la Presidente dell’associazione “Italian for Darfur”, Antonella Napoli, nelle ultime settimane l’aviazione sudanese avrebbe ripreso a bombardare pesantemente alcuni villaggi del nord del Darfur provocando la morte di almeno 30 civili e il ferimento di decine di persone. Sempre stando a quanto riferisce Antonella Napoli, la missione di pace dell’Onu presente nella regione non avrebbe potuto andare a verificare quanto avvenuto perché bloccata dalle autorità sudanesi.
Processo di pace in Darfur – giovedì scorso a Doha, in Qatar, rappresentanti del governo sudanese e del gruppo ribelle Liberation and Equality Movement si sono incontrati per definire l’accordo di pace al quale si sta lavorando da diversi mesi. Il portavoce dei ribelli e quello del Governo sudanese hanno fatto sapere che al momento sarebbero d’accordo sul 95% dei punti e che sperano che nelle prossime tornate di colloqui si possano limare le poche differenze.
Scontri nella regione di Abyei – martedì scorso il Governo sudanese ha reso noto che diversi militari sudanesi facenti parte della forza integrata che opera nella regione (Joint Integrated Units) sarebbero stati uccisi durante una imboscata perpetrata da militari del Sudan People Liberation Army, l’esercito regolare del Sud Sudan. Gli attaccanti avrebbero usato armi pesanti le quali hanno falcidiato i sodati sudanesi. Il Governo del Sudan Meridionale ha smentito categoricamente che il suo esercito abbia attaccato l’esercito sudanese. Tuttavia fonti ufficiale delle Nazioni Unite confermano che un attacco è effettivamente avvenuto e che diversi militari sudanesi risultano essere stati uccisi ma hanno anche affermato che non è chiaro chi sia stato ad attaccare. L’Onu sta indagando su questo fatto ma intanto la tensione tra l’esercito sudanese e quello del Sudan Meridionale torna a essere ai massimi livelli.
Il problema dei gruppi ribelli in Sud Sudan – nel Sudan Meridionale operano diversi gruppi di ribelli tra i quali gli ugandesi del Lord’s Resistence Army (LRA), quelli guidati dall’ex generale George Athor e quelli dell’altro ex generale rinnegato, Gabriel’s Tanginya. Oltre a questi tre gruppi ribelli vi sono diversi gruppi minori facilmente confondibili con i criminali comuni che però rendono tutta l’area altamente instabile. Anche le operazioni di assistenza umanitaria e di sviluppo risentono in maniera importante di questa situazione, specie nelle regioni che confinano con il Congo e con il Sudan.
Concludendo, il Sudan (in particolare la regione del Darfur) e il Sud Sudan rimangono insieme alla Somalia e alla Libia i punti più caldi di tutto il continente africano. Ma se in Libia il conflitto è circoscritto alla regione in Sudan e in Somalia rischiano di coinvolgere direttamente gli stati confinanti. In particolare in Sudan se la situazione dovesse precipitare il rischio di un conflitto regionale sarebbe elevatissimo. Per questo è importantissimo che l’Onu e l’Unione Africana rafforzino ulteriormente le loro truppe di pace. Solo che sembra che a New York e ad Addis Abeba da quest’orecchio non ci sentano.
Secondo Protocollo