Mentre il mondo guarda unicamente cosa avviene a Sharm El Sheik dove si tiene la seconda tornata di colloqui tra israeliani e palestinesi, in Medio Oriente sono in corso grandi manovre sotterranee per recuperare Siria e Libano e riportare i due Stati nell’alveo del controllo arabo sottraendoli a quello iraniano.
In particolare l’Arabia Saudita e, in misura minore gli Emirati Arabi Uniti, stanno cercando in tutti i modi di allontanare la Siria da Hezbollah – e quindi dall’influenza iraniana – avvicinandola al Libano. Molti sono convinti che Libano ed Hezbollah siano la stessa cosa e che le ultime dichiarazioni del premier libanese, Saad al-Hariri, contro Israele e a favore del movimento terrorista sciita, siano un implicito appoggio alla dissennata politica di Teheran. Ma in Medio Oriente nulla è come sembra.
Per esempio, ha fatto molto scalpore la dichiarazione di Hariri secondo la quale l’omicidio di suo padre, Rafiq al-Hariri, non fosse da addebitare alla Siria come fino adesso si è pensato. Hariri non ha puntato il dito contro Israele come invece ha fatto il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ma ha solo detto che fu un errore incolpare Damasco. L’omicidio di Rafiq al-Hariri scatenò una rivolta talmente imponente che costrinse Damasco a ritirare le proprie truppe dal Libano. Non si sa bene se Saad al-Hariri ci creda veramente a quello che dice. Tutte le piste di quell’omicidio portano dritte a Damasco. Tuttavia è un riavvicinamento importante che chiude un periodo di studio tra il Presidente siriano, Bashar Al Assad, e il premier libanese.
Contrariamente a quello che molti pensano il vero problema per Hariri è Hezbollah e non la Siria o Israele. Ma il Libano non si può liberare di Hezbollah senza avere al suo fianco Damasco. Ed è proprio questo il ragionamento che hanno fatto Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e altri componenti della Lega Araba. Non vogliono ripetere con il Libano l’errore fatto con lo Yemen dove un gruppo sciita finanziato e armato da Teheran sta tenendo in scacco tutta la regione. Per questo motivo hanno spinto Beirut e Damasco a riallacciare completamente i rapporti. Cercano di bypassare Hezbollah e, se possibile, di isolarlo. Gli stessi sauditi stanno intensificando enormemente i loro rapporti con Damasco nella speranza di scavare un solco tra Siria e Iran.
A dare la spallata finale al riavvicinamento tra Libano e Siria hanno contribuito anche e soprattutto le indiscrezioni trapelate sulle conclusioni alle quali è arrivato il Tribunale Speciale per il Libano istituito proprio per far luce sull’omicidio di Rafiq al-Hariri. Secondo alcune anticipazioni infatti il ruolo della Siria sarebbe stato di molto ridimensionato mentre invece emergerebbero incontestabili le responsabilità di Hezbollah. Personalmente credo che se Hezbollah è stata la mano, Damasco è stata la mente. Ma se questo può contribuire a isolare Hezbollah, ben vengano queste conclusioni.
Allontanare l’Iran dal Medio Oriente è diventata la priorità per i Paesi Arabi. Teheran sta finanziando e armando Hezbollah in Libano, Hamas nella Striscia di Gaza e sta fortemente compromettendo i colloqui di pace tra israeliani e palestinesi. Gli iraniani sono diventati la forza più destabilizzatrice della regione e con loro Hezbollah e Hamas. Non ci potrà mai essere pace i Medio Oriente fino a quando questi gruppi terroristici verranno sostenuti da Teheran. Se il piano arabo riuscisse e Damasco si allontanasse da Teheran le cose potrebbero cambiare di molto. Non sarà certo la panacea di tutti i mali in Medio Oriente, ma sarebbe un notevole passo avanti verso una soluzione pacifica del conflitto che da oltre sessantanni affligge la regione.
Sharon Levi