Medio Oriente: Lieberman, prospettive di pace “poco rosee”.Il problema dei coloni

Gerusalemme 26 agosto 2010 -“Israeliani e palestinesi non hanno praticamente alcuna possibilità di raggiungere un accordo di pace entro il termine di un anno fissato dalla Casa Bianca”. A dirlo è il Ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, in una intervista concessa ieri sera a Radio Israele.

Secondo Lieberman non ci sono le condizioni per essere ottimisti. “Non c’è nessuna ricetta magica che ci possa portare a pensare che in 12 mesi si possano risolvere tutti i complessi problemi che ci separano da un accordo permanente di pace” ha detto il Ministro della Difesa in un momento di prezioso realismo che si contrappone all’ottimismo politico americano. Lieberman fa riferimento in particolare ai tre punti fondamentali posti dai palestinesi, cioè ritorno dei rifugiati, questione di Gerusalemme Est e fine degli insediamenti ebraici.

Il Ministro degli Esteri israeliano pone l’accento in particolare sul problema di Gerusalemme Est e su quello degli insediamenti. “Gerusalemme è la capitale dello Stato Ebraico – ha detto Lieberman – e su questo non c’è possibilità di trattativa”. Sugli insediamenti poi è stato ancora più categorico affermando che esiste una moratoria solo per quanto riguarda Gerusalemme Est mentre sono in via di costruzione 1600 unità abitative e altre 2000 sono in via di approvazione nella West Bank.

In sostanza Lieberman mette le mani avanti e stronca sul nascere qualsiasi ipotesi di accordo tra Israele e palestinesi su alcuni punti fermi elencati martedì scorso da Abu Mazen a Ramallah, anche se apre ad una ipotesi proposta da alcuni moderati del Governo israeliano tra i quali Dan Meridor. Secondo Meridor bisognerebbe puntare sul mantenimento degli insediamenti già costruiti contiguamente a Israele offrendo in cambio ai palestinesi altri terreni attualmente in mano agli israeliani. Secondo i moderati del Governo, fatta salva la questione di Gerusalemme sulla quale sono tutti d’accordo che non si tratta, per arrivare ad una base di accordo con i palestinesi occorre fare qualche concessione. I falchi, tra i quali in particolare la potente organizzazione dei coloni “Yesha”, sono invece assolutamente contrari a qualsiasi concessione e puntano ad un progressivo allargamento delle colonie minacciando, in caso contrario, di togliere il loro appoggio al Governo di Netanyhau. Attualmente, secondo gli ultimi dati, sono circa 500.000 i coloni residenti nella West Bank.

In Israele attualmente è in corso un acceso dibattito tra coloro che sostengono il blocco degli insediamenti dei coloni e coloro che invece sostengono che l’allargamento degli insediamenti sia di vitale importanza per Israele. Se tutti sono fermamente convinti che la questione di Gerusalemme non sia negoziabile, sulle colonie e sulle pretese dei coloni più integralisti lo scontro interno è decisamente scintillante. Netanyhau è preso tra due fuochi, quello dei falchi secondo cui i coloni vanno supportati senza condizione, e quello delle colombe secondo cui invece i coloni sono decisamente un problema che frena la rincorsa alla pace. Se la maggioranza degli israeliani non è disposta a trattare con la Siria (Alture del Golan) e con Hamas per arrivare alla pace, considera gli insediamenti dei coloni un ostacolo che invece potrebbe e dovrebbe essere superato, magari usando la formula prevista da Dan Meridor.

In ogni caso, dalle parole di Lieberman si intuisce chiaramente che il prossimo 2 settembre, quando israeliani e palestinesi si incontreranno a Washington, non ci saranno grandi spazi di manovra per i negoziatori. Insomma, sarà solo un teatrino politico messo su per il Presidente Obama alla spasmodica ricerca di consenso politico gravemente minato dagli ultimi insuccessi. Per il resto i problemi sono talmente complessi che rimarranno tutti sul tavolo e non basteranno 12 mesi per risolverli, specialmente mentre incombe su Israele la minaccia iraniana.

Rebecca Neumann