Gaza: rimozione della Ashton – l’Europa ci risponde (a velocità record)

Con incredibile e inusuale tempestività, il che dimostra l’importanza della questione sollevata dalla nostra organizzazione, il Parlamento Europeo ci ha risposto sulla nostra richiesta di allontanare l’Alto rappresentante della politica estera europea, Catherine Ashton, dal suo incarico.

L’esposto avanzato da Secondo Protocollo è stato iscritto a ruolo con il N° 0801-10 e nei prossimi giorni verrà discusso dalla apposita commissione che dovrà valutare se accogliere o meno le richieste da noi avanzate. Detto per inciso, riteniamo che la Ashton rimarrà tranquillamente al suo posto. Solo pochi giorni fa ha incassato la mano tesa del Ministro degli Esteri Italiano, Franco Frattini, il quale si è affrettato a dire che “la Ashton non ha mai incontrato ufficialmente rappresentanti di Hamas durante i suoi viaggi a Gaza”, cosa di cui dubitiamo fortemente in quanto tutti sanno benissimo che è impossibile fare qualsiasi movimento all’interno di Gaza senza il placet di Hamas. In varie sedi europee è stato ribadito che per l’Europa Hamas è un gruppo terrorista e che nessuna trattativa su Gaza dovrà coinvolgere i terroristi.

Eppure nei giorni scorsi esponenti del Governo inglese, a partire dal premier David Cameron, hanno apertamente sostenuto la tesi portata avanti dalla Ashton secondo cui Gaza sarebbe “una prigione a cielo aperto” e afflitta da “una grave crisi umanitaria”, quasi a ribadire il loro aperto sostegno alla baronessa inglese e alle sue idee che poi sono quelle di scaricare qualsiasi responsabilità sulle spalle di Israele invece che su quelle di Hamas come sarebbe logico e giusto.

La storia della crisi umanitaria di Gaza è ormai diventata una barzelletta a cui più nessuno crede, nemmeno i più convinti sostenitori del gruppo terrorista che tuttavia continuano a usarla come pretesto per le varie flotille atte solo a rompere l’isolamento di Hamas e non a sostenere la popolazione di Gaza. Per fare alcuni esempi, mentre la Ashton parlava da un palco – allestitole appositamente da Hamas – di crisi umanitaria, a pochi metri veniva inaugurato un lussuoso centro commerciale che tutto fa pensare meno che a una crisi umanitaria. Con il nostro rapporto su Gaza abbiamo svelato l’uso illecito che Hamas – in combutta con alcune Ong compiacenti – fa degli aiuti umanitari e dimostrato come non ci sia alcuna crisi umanitaria e che anzi, la vita a Gaza (specie per arditi operatori umanitari) sia tutt’altro che dura. Ma sono tantissime le testimonianze che contraddicono quanto affermato dalla Ashton, dal suo amico e delfino, David Cameron, e da un po’ tutto il clan inglese.

C’è da dire poi che ci è da sempre risultato strano che la politica estera europea venisse affidata a una persona chiaramente incompetente e faziosa oltre che appartenente alla fazione meno europeista del parlamento Europeo, quella inglese appunto.

La politica della Ashton (e dei suoi adepti britannici) è chiara e lampante: costringere Israele ad aprire le frontiere con Gaza e a trattare con il gruppo terrorista di Hamas. Non crediamo onestamente che questa sia la politica dell’Unione Europea, anzi crediamo che questa politica vado totalmente in contrasto con quanto affermato proprio da Frattini solo due giorni fa quando ha detto a chiare lettere che “l’Europa considera Hamas un gruppo terrorista”.

Interessante e molto dettagliata in questo contesto un’analisi scritta qualche giorno fa da Yosseph Bettmann sul concetto europeo di “terrorismo” e, soprattutto, sul concetto di “aiuto e sostegno al terrorismo”. Secondo Bettmann azioni come quelle delle cosiddette “freedom flotilla” rientrano nel concetto di “aiuto al terrorismo” e per questo coloro che le organizzano andrebbero perseguiti per “sostegno e aiuto al terrorismo” secondo quanto stabilito dalle legislazioni europee contro il terrorismo. Ecco, è su questo – oltre che sulla politica filo-Hamas della Ashton – che vogliamo discutere con il Parlamento Europeo e con la commissione che dovrà valutare questa nostra proposta oltre a quella di interrompere l’invio di aiuti a Gaza formulata in altra occasione. L’Europa deve prendere una volta per tutte una posizione chiara e limpida su Hamas. Non può continuare a parlare in un modo (per di più con voci dissonanti) e ad agire in un altro.

Miriam Bolaffi