Tutti noi abbiamo gli occhi pieni dell’ecatombe haitiana. Tutti noi in questi giorni abbiamo scoperto (o riscoperto) il nome di Haiti, questa isola posta in uno dei mari più belli del pianeta eppure così povera e drammaticamente dimenticata da chi ha responsabilità sul governo mondiale (ONU in primis).
La scossa tellurica che ha devastato Haiti non ha solo squarciato la terra inghiottendo decine di migliaia di povere vite, ha aperto gli occhi del mondo su una delle realtà più tragiche e più trascurate dell’intero pianeta, un luogo dove l’85% della popolazione vive con meno di due dollari al giorno, dove la criminalità arriva a toccare punte da record, dove un pedofilo può comprare una bambina per dieci dollari e farne quello che vuole, tanto nessuno la cercherà, un luogo dove lo scontro razziale (neri contro bianchi – neri contro neri – neri contro mulatti – mulatti contro bianchi) è un fenomeno endemico che puntualmente riemerge. Un luogo dove la legge è quella che si fa in strada non nelle sale dei palazzi di governo, esattamente come nei secoli scorsi quando Haiti era il porto rifugio preferito dai pirati e dai mercanti di schiavi.
Non è da ieri che la situazione di Haiti è quella descritta sopra, sono secoli, da quando cioè Spagna e Francia se ne lavarono le mani lasciando l’isola nelle mani di persone senza scrupoli con le mani sporche di sangue. Sono loro i primi responsabili morali della attuale situazione haitiana. Sono Spagna e Francia che permisero che periodicamente si scatenassero storiche rivalità e gli scontri razziali con migliaia e migliaia di morti. Per anni Haiti è stata governata dall’anarchia o da sanguinari dittatori. Solo negli ultimi anni gli Stati Uniti, saltuariamente e solo quando la situazione precipitava a tal punto da non essere più ignorata, sono intervenuti per rimettere un minimo di ordine, per poi tornarsene a casa continuando, come tutti, nella pratica più amata da Ponzio Pilato. Da Duvalier (papà e figlio) a Jean-Bertrand Aristide (solo per parlare degli ultimi anni) è stato un susseguirsi di rivolte popolari e sanguinose repressioni. L’Onu ha messo qualche migliaio di uomini , una missione di tecnici (purtroppo decimata dal sisma) e pochissime risorse per portare finalmente Haiti alla normalità, naturalmente senza riuscirvi, quasi come fosse un paravento alle critiche delle associazioni che chiedevano più impegno.
Ora questo sisma che non ha solo squarciato la terra, demolito migliaia di case e fatto decine di migliaia di morti (forse oltre 100.000) ma ha aperto improvvisamente gli occhi del mondo su questa incredibile realtà che si trova a pochi passi dalla maggior potenza del mondo. Ma quella diffusa tendenza a dare, fatalisticamente, la colpa di tutto al terremoto è solo una vergognosa ipocrisia. Molte di quelle decine di migliaia di morti ce le hanno nella coscienza quelle istituzioni mondiali che nel corso degli ultimi decenni hanno letteralmente ignorato l’esistenza di Haiti. Molti delle morti che verranno immancabilmente in questi giorni saranno la conseguenza di uno stato di degrado ai massimi livelli che fino ad oggi è stato letteralmente ignorato, non dimenticato, IGNORATO.
Ecco perché parlo si “sisma criminale”, anzi, “storicamente criminale”, perché un terremoto è un evento naturale che, proprio in quanto tale, provoca “naturalmente” delle vittime. Ma quando ai fatti della natura si aggiunge l’effetto “criminale” della politica umana non si può più parlare solo di “morti naturali” ma si deve parlare di crimini. Ignorare Haiti come si è fatto fino ad oggi è un crimine che pesa sul cosiddetto mondo civile.
Ora voglio essere ottimista e sperare che dopo questa immane tragedia, dopo questo cataclisma, il mondo apra gli occhi su Haiti e la smetta di ignorare la sua esistenza, la smetta di chiudere gli occhi su quella tremenda povertà, su quei bambini che si vendono agli orchi per pochi dollari, sui bagni di sangue generati da assurde lotte tribali. Spero che si continuerà a parlare di Haiti anche quando le luci delle telecamere saranno spente e non arriveranno più nelle nostre case quelle immagini tremende che arrivano in questi giorni. Spero che finalmente il mondo civile si decida a mettere mano sulla situazione haitiana una volta per tutte e che non faccia come sempre, una botta e via, un aiuto temporaneo e via, un intervento militare e poi via a casa. Spero che da questo cataclisma nasca finalmente una nuova Haiti, quella che i suoi abitanti veramente si meritano.
Articolo scritto da Bianca B.